Vittorio Sgarbi, Gli anni delle meraviglie (da Piero della Francesca a Pontormo), Bompiani,2014,255-256
Eccoci ancora una volta davanti alla Annunciata di Antonello da Messina.
Prima di tutto, una donna.
Nessun artista, neppure Leonardo, e tanto piú con un soggetto sacro, era stato in grado di rappresentare la femminilitá, tra sensualitá e turbamento, come Antonello in questa ragazza di forte carattere e infinita dolcezza.
Antonello ricerca la piú alta sintesi formale in ogni sua opera, ma in questa va oltre. Intende, innanzitutto, che il momento decisivo dell’Annunciazione sia una questione individuale, interiore.
E, in prima istanza, si sbarazza dell’Angelo, inevitabile in tutte le rappresentazioni dell’Annunciazione. L’Angelo irrompe, ma piú spesso é ricevuto come un ospite atteso da una Madonna preparata, in uno spazio áulico e solemne che é una, sempre ideale, casa di Dio.
La Madonna di Antonello sta a casa sua, e ha il pudore di non farci vedere com’é il suo letto, com’é la stanza in cui l’Angelo entra. Perché l’Angelo entra non in uno spazio físico bensí in uno spazio interiore. Non c’é bisogno di dipingerlo: é dentro di lei.
E,anzi, Antonello l’immagina davanti a lei, dove siamo noi, e da dove lui la dipinge. L’Angelo si avvicina aldiqua del quadro; e la Madonna lo fa intendere, muove infatti la mano destra in avanti e la fa vibrare nell’aria per farsi sentire lo spazio che li separa, quasi dicendo: “ Un attimo, ti ascolto.”
L’immagine della Madonna é evidentemente senza tempo, nella sua ferma e incorruttible belleza; ma sta in uno spazio reale, quasi in un angolo. Per questo Antonello dispone in diagonale, con lo spigolo verso di noi, il leggio che ci fa sentire la profonditá e il volume del corpo ma, nel contempo, sottrae la Vergine all’atemporalitá, giacché le sue forme, come in un oggetto di design, indicano il tempo preciso nelle semplici forme gotiche:1470- 1475. E’ l’unico elemento che ancori l’opera al suo tempo, una realtá indiziaria. Ma non cambia la sostanza di quella sospensione, di quel momento di concentrazione dopo la sorpresa, che la donna esprime con il suo sguardo intenso, rivolto piú verso il suo cuore segreto, la sua interioritá, che a chi le sta davanti, a noi e all’Angelo.
Maria si guarda dentro. E, con l’altra mano, la sinistra, compie un gesto ancor piú eloquente: si chiude la veste, piú che pudore per proteggere ció che sente dentro, il bene prezioso che Dio le ha donato: Dominus tecum.
E certo nessuna é piú “piena di grazia” di lei, umanissima grazia, per dono divino. Tutto questo articolato processo che la pittura di Antonello restituisce con straodinaria semplicitá, se si esclude lo scrittoio, é ambientato in un luogo indistinto e indefinibile. Perché Antonello dispone la sua Annunciata contro un fondo nero, a intendere la concentrazione del pensiero, il buio nel quale si agita la coscienza. La Madonna riflette, é chiamata a scegliere, e fra poco decidirá. Il suo volto perfetto é incorniciato da un velo che non la imprigiona ma libera, un velo del cuore entro cui si custodisce il piú grande segreto: la presenza di Dio.
Questa donna sola, concentrata nel pensiero piú alto, é la Madre di Dio. Lo sa. Sta ascoltando l’Angelo. Lei lo vede. Noi lo intuiamo guardándola.